Guerra russo giapponese - Assedio di Port Arthur

Titolo

Identificativo

FP.000012

Descrizione

Foto reportage della battaglia di Port Arthur (旅順港閉塞作戦 Ryojunkō Heisoku Sakusen?), primo evento bellico della guerra russo-giapponese (1904), la prima vera guerra di trincea prima ancora della prima guerra mondiale.
Sulla seconda di copertina: "All'illustre Comm. Ferdinando Maria Perrone. Omaggio di Lorenzo d'Adda. Fotografie prese all'Assedio di Port Arthur. Settembre - ottobre 1904"

L’ingegnere navale Lorenzo D’Adda, nativo di Cassano D’Adda, era appassionato di fotografia. La sua esperienza fotografica lo portò a collaborare con diverse testate giornalistiche tra cui "Il Secolo XIX" di Genova. Fu proprio grazie alla collaborazione con il quotidiano genovese che entrò in contatto, con Ferdinando Maria Perrone. Fu inviato in Giappone come corrispondente per la guerra russo–giapponese del 1904 e poi a Port Arthur per unirsi al seguito dell’armata del generale Nogi. Seguì l’esercito giapponese fino alla resa dell’armata zarista.

Allo scoppiare della guerra (febbraio 1904) il Giappone iniziò operazioni offensive da mare contro Port Arthur, in attesa di poter impiegare le forze necessarie per attaccare la piazzaforte da terra. L'ammiraglio Togo, nella notte dall'8 al 9 febbraio 1904, accostatosi con le sue navi alla flotta russa ancorata nella rada esterna della piazzaforte, la fece assalire da un gruppo di torpediniere che danneggiarono gravemente due corazzate e un incrociatore di prima classe. Questo intervento, uno dei primi atti di ostilità, fu seguito poco dopo da un'altra azione, che durò tre quarti d'ora, e nella quale altre quattro unità russe subirono danni notevoli.

Nei mesi seguenti il Togo continuò il blocco iniziato, e tentò varie volte di ostruire l'imboccatura del porto mediante l'affondamento di vecchie navi, ma senza riuscire nell'intento. Nel frattempo l'ammiraglio S. Makarov cercò di rimettere in efficienza le unità primamente danneggiate, e di effettuare qualche sortita, ottenendo parziali successi. Il 13 aprile la nave Petropavlovsk, con a bordo lo stesso Makarov, urtò, ritornando a Port Arthur, in una delle numerose torpediniere disposte segretamente dai Giapponesi, e affondò con 600 uomini, dei quali solo 40 si salvarono (il Makarov fu tra le vittime). Anche la corazzata Pobeda urtò in una mina e riportò gravi danni.

Al Makarov successe l'ammiraglio V. K. Witheft. Questi tentò il 25 giugno una prima sortita, con l'intento di raggiungere Vladivostok, base di una divisione navale russa che era riuscita, a due riprese, a eludere la vigilanza dell'ammiraglio Kamimura e ad affondare tre trasporti nipponici. Il Witheft uscì dal porto con 6 navi da battaglia, 5 incrociatori e 16 torpediniere: con una flotta, cioè, numericamente superiore a quella di cui poteva disporre il Togo; ma, dopo aver avvistato le navi giapponesi, rientrò a Port Arthur senza combattere. I Giapponesi intensificarono le operazioni di blocco, mentre dal canto loro le truppe terrestri incalzavano. Dopo neppure due mesi, visto che l'esercito nipponico di terra poteva ormai bersagliare le navi russe con le grosse artiglierie, il Witheft si dispose a una sortita definitiva (10 agosto), con una flotta tutt'altro che efficiente. Già l'azione pareva riuscita, quando egli stesso fu colpito a morte da due colpi fortunosi; i Giapponesi approfittarono del disorientamento degli avversari per ingaggiare battaglia. Una corazzata, due incrociatori e quattro cacciatorpediniere russi si rifugiarono in porti cinesi, dove furono disarmati; un altro incrociatore finì alla costa dell'isola Sachalin; cinque altre navi da battaglia, un incrociatore e 3 cacciatorpediniere, gravemente danneggiati, rientrarono a Port Arthur; da queste navi vennero sbarcati i marinai e tolte le artiglierie per rinforzare la difesa terrestre.

Annientata la flotta russa, s'iniziarono le operazioni da terra, affidate alla 3ª armata giapponese al comando del Nogi, il quale si era proposto d'impossessarsi della piazza con attacchi di viva forza. La piazza era difesa da 35.000 uomini agli ordini del generale Stössel ed era ben fornita di vettovaglie e di munizioni. Per oltre due mesi il generale giapponese insistette negli assalti, ma i risultati parziali ottenuti non corrisposero al gravissimo sacrificio di sangue. In questi attacchi fu esemplare l'eroismo dei soldati del Mikado, che furono impiegati come "proiettili umani". Infine il Nogi si risolvette a intraprendere un assedio regolare (ottobre) con costruzione di trincee d'approccio e largo impiego di mine. I principali forti furono così fatti cadere. Ma, per occupare il forte più elevato e importante (sulla collina detta dei 203 m.), il Nogi alternò i bombardamenti e l'azione di mina con gli attacchi di viva forza. A queste particolari operazioni, avvenute tra il settembre e il dicembre 1904, si riferiscono le fotografie conservate in questo album.

Ad occupazione avvenuta (primi di dicembre) la situazione dei difensori peggiorò notevolmente e il generale Stossel s'indusse a chiedere la resa della piazza (1° gennaio 1905), decisione che fu, in Russia, giudicata prematura e disonorevole. Lo Stössel, deferito a consiglio di guerra, fu condannato a morte; pena commutata dallo zar in quella della destituzione.

Data testuale

1904 settembre - dicembre

Estremi cronologici

September 1904 – December 1904

Data topica

Cina - Manciuria - Port Arthur

Soggetto produttore

Tipologia

Album fotografico

Supporto, colore e tecnica

Gelatina ai sali d'argento su carta

Misure

h. 160 x b. 220 mm.

Consistenza

cc. 12 (24 positivi fotografici)

Stato di conservazione

Cattivo

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